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Carlo Magno Pensava a Ben Altro

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Autore: Scilla Bonfiglioli
Titolo: Carlo Magno Pensava A Ben Altro
Anno di pubblicazione:    2008
Edito da: Il Filo
Prezzo: 17,00 €


Anno Domini 778. Sullo sfondo di sanguinose battaglie tra cristiani e saraceni germinano storie d'odio e di amore, cocenti di forti passioni. Si consumano le vite dei volorosi protagonisti in nome di sentimenti esasperati sull'orlo della follia; bruciano di rabbia nel rogo del tradimento, crepitano nei peccaminosi meandri negli accampamenti, si elevano e si schiantano nel delirio di incestuosi incontri clandestini. Come giganteschi colossi si erigono tra le pagine di questo avvincente romanzo i corpi virili dei valorosi guerrieri: le spade difendono i terribili segreti che ciascuno custodisce. L'Orgoglio, sopra Cristo e Allah, guida le gesta di Carlo Magno e del suo alter ego Marsilio: i due sovrani, un tempo amanti, si rivelano immagini speculari l'uno dell'altro, e contrapponendosi riflettono la luce delle medesime passioni, accecando se stessi e quanti, fedeli o meno, combattono accanto a loro. Indicibili amori muovono l'algido Gano e l'intrepido Rolando, il sentimentale Oliviero e il crudele Pinabello. La Storia fa solo da cornice al precipitoso succedersi di Vita e Morte, estasi e dolore, lacrime di sangue e commozione.


COME REPERIRLO
Libreria: Ci si può accostare allo scaffale o chiederlo al commesso. Ve lo daranno. Non ve lo volesero dare, se accampassero scuse di qualsivoglia natura o se, semplicemente, non ci fosse, informatemi: verrà loro dichiarata guerra. Mentre gli eserciti verranno radunati, potrete ordinarlo nella stessa libreria.

Ordinazioni Online: La casa editrice Il Filo si occupa anche della distribuzione. Potete contattarla, QUI e seguire le indicazioni. Sono semplici. 
Oppure qui su IBS, che di solito non delude mai nessuno. ...credo.


aNoobi: E' anche QUA!


Chanson de Roland

Carlo Magno Pensava a Ben Altro si struttura cercando di mantenersi più fedele possibile, pur rielaborandola, ricostruendola e ricontestualizzandola storicamente, alla Chanson de Roland.
Essa è una Chanson de Geste di autore ignoto (il Turoldo che viene menzionato alla fine è, probabilmente, soltanto un compilatore di un cantare che probabilmente veniva tramandato oralmente da cantori e giullari) e scritta intorno alla seconda metà del XI secolo e appartenente al ciclo carolingio. E' considerata, a ragione, una delle produzioni medievali più belle che ci siano pervenute.
I Franchi, di ritorno in patria dalla Spagna, dopo avere ricevuto un ingannevole proposta di pace, superano il passo di Roncisvalle mentre i Saraceni si preparano a sorprendere la retroguardia con a capo Orlando. Orlando combatte prima a cavallo con la lancia e poi a terra con la spada. Qui, resosi conto dell'attacco imminente, Oliviero consiglia all'amico di suonare  l'olifante (il suo corno) il cui suono richiamerebbe l'attenzione del resto dell'esercito. Il suono del corno risuona tre volte sulle rocce di Roncisvalle, ma Gano, patrigno di Rolando, animato dal risentimento per Rolando inganna re Carlo e gli impedisce di andare in soccorso del suo cavaliere.
Nel frattempo la retroguardia francese ridotta a soli tre uomini viene sopraffatta. Orlando, colpito a morte, tenta di spezzare la sua spada Durendal. Non riuscendoci ed estenuato si accascia sul terreno con le mani conserte al petto. Giunto Carlo, sbaraglia gli avversari i quali inseguiti si danno alla fuga e annegano nel fiume Ebro.
Marsilio, rifugiato presso l'emiro Baligante, si suiciderà in seguito alla sconfitta di quest'ultimo nello scontro decisivo contro il re Carlo. Saragozza è conquistata e i Mori convertiti. Il re torna ad Aquisgrana, dove ha fretta di processare Gano per tradimento.
Ricusati i giudici Gano si difende con l'appoggio dei suoi nobili parenti tra cui il potente Pinabel, che sfidato dallo scudiero Teodorico verrà ucciso insieme a tutti i suoi. Gano sarà squartato. Carlo, ormai bicentenario, in seguito all'apparizione in sogno dell'Arcangelo Gabriele,  parte per dare aiuto al re Viviano in Infa dove hanno posto l'assedio i Saraceni. «Qui finisce la storia che Turoldo mette in poesia».